Un’autorevole voce “ fuori dal coro” a proposito di Russia: L’ambasciatore italiano a Mosca Ragaglini. (di Paolo Valentino)
Un’autorevole voce “ fuori
dal coro” a proposito di Russia: L’ambasciatore italiano a Mosca Ragaglini. (di Paolo Valentino)
«Penso che il presidente
Putin veda nell’Europa un partner naturale. La cosa che lui e i russi si
aspettano dalla comunità internazionale è il rispetto. Non è solo una questione
sentimentale. In realtà racchiude una parabola. Dopo l’implosione dell’Urss, la
Russia si è trovata sull’orlo del
fallimento, depredata
delle sue risorse, destabilizzata, indebolita militarmente, privata del suo
status di grande potenza, dominata da un senso generale di insicurezza. Putin
ha risollevato il Paese e dopo la crisi ucraina, vissuta come l’ultima
umiliazione, ha tracciato una linea rossa».
Cesare Ragaglini è uno dei
migliori diplomatici italiani. Sessantaquattro anni, laureato in Scienze
politiche alla Cesare Alfieri a Firenze, in carriera dal 1978, è stato
consigliere diplomatico a Palazzo Chigi, sherpa per il G8 e rappresentante
permanente alle Nazioni Unite. Dal 2013 è il nostro ambasciatore a Mosca,
incarico che lascerà alla fine di quest’anno.
«Intanto la Crimea non era il primo Paese che
votava per la sua indipendenza in Europa. Ma occorre fare un passo indietro.
Nessuno discute il diritto di un Paese sovrano di aderire o associarsi a una
organizzazione internazionale, ma non c’è dubbio che il negoziato della Ue con
l’Ucraina aveva forti motivazioni politiche: era evidente il tentativo di
sottrarre Kiev all’influenza storica della Russia. Se questo era l’obiettivo,
l’Ue ha fallito. Non bisognava sottovalutare i legami storici, economici e
familiari tra Mosca e Kiev. Averlo fatto è stato un grave errore».
Le sanzioni erano
evitabili? «Mi limito a notare che storicamente le sanzioni difficilmente
raggiungono l’obiettivo per il quale vengono imposte, in questo caso
costringere Mosca a cambiare atteggiamento. Anzi, spesso come conseguenza la
popolazione si stringe intorno al potere dominante. È successo anche in
Russia».
Come si esce dalla crisi
ucraina?
«Non è possibile pensare
che l’Ucraina entri nella Nato, che poi è il punto focale. Se risolviamo questo
problema, risolveremo tutto il resto. Piaccia o meno, è così. L’Ucraina può
essere un Paese ponte tra Occidente e Russia, lo dice anche Henry Kissinger».
Ma è pensabile mettere sul
piatto la fine delle sanzioni?
«Oggi l’Europa è un po’ prigioniera, gli
accordi di Minsk sono l’unico terreno su cui ci si muove, le situazioni sul
terreno restano ambigue. Credo che l’Europa potrebbe dare segnali chiari a
entrambe le parti che lo stallo non è più accettabile: per esempio dovremmo
valutare un rinnovo trimestrale invece che semestrale delle sanzioni. Ma il
nodo di fondo, ripeto, rimane la Nato».
La Russia ha intenzioni
aggressive in Europa orientale, come denunciano i Paesi baltici e la Polonia?
«Ogni Paese ha diverse percezioni della
propria sicurezza, che spesso hanno un fondamento. Ma l’analisi deve essere
realistica. La Russia ha una spesa militare dieci volte inferiore a quella
degli Stati Uniti. Il Cremlino riconosce che i Paesi baltici sono cosa diversa
dall’Ucraina, dà per scontata la loro appartenenza alla Nato. Non credo abbia
interesse a minacciarne la sicurezza. Certo Mosca è diventata più assertiva
negli ultimi anni, anche per uscire dall’isolamento. Ha smentito chi l’aveva
definita una potenza regionale, diventando protagonista ineludibile nell’intero
Medio Oriente e partner fondamentale nella lotta al terrorismo».
E l’Italia?
«L’Italia ha sempre sostenuto che una politica
di isolamento internazionale della Russia sarebbe stata contro-producente. È
una linea che abbiamo tenuto, pur rispettando e applicando tutte le decisioni
prese insieme agli alleati nella Nato o la Ue. Il nostro canale con Mosca è
sempre rimasto aperto anche ai massimi livelli, come dimostrano vertici e
visite».
Cosa pensa dell’accusa ai
russi di voler destabilizzare le elezioni nei Paesi occidentali attraverso la
pirateria informatica?
«Mi sembra una sorpresa che un Paese fin qui
considerato con capacità tecnologiche limitate possa improvvisamente
influenzare i processi elettorali in Occidente. Non ho elementi per dire se
questo sia accaduto o meno».
Quanto è stabile il potere
di Vladimir Putin?
«Sondaggi attendibili danno un alto livello di
consenso popolare per Putin e questo è dovuto al fatto di aver ridato ai russi
stabilità, ordine, benessere e soprattutto orgoglio patriottico. I russi non
vogliono rimpiombare nel caos e nell’insicurezza degli anni Novanta».
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